sabato 28 aprile 2018

MAL D'INVIDIA

Da cosa nasce l’invidia?
Ci sono persone che vivono spesso, troppo spesso, questo sentimento e, mi chiedo, non ci stanno male?
Me lo domando perché, credetemi, non so esattamente cosa si possa percepire quando la si sente, non mi appartiene o forse non mi è mai ancora capitato di provarla. Mi viene da pensare che generi fastidio, tensione, malumore, rabbia, insoddisfazione, non è forse così? E l’unica modalità di sfogo che chi ne soffre conosce, è giudicare, criticare, svalutare e parlare dell’altro di turno con profonda cattiveria. Dunque potrebbe essere considerata una sorta di malessere con tanto di sintomi e manifestazioni?

Il mal d’invidia ecco… sì… suona proprio bene!
Potrei fare una ricerca sui nostri ormai fedelissimi motori di ricerca, documentarmi consultando articoli di psicologia, come solitamente faccio, ma no! Voglio solo rifletterci un po’ su e condividere il mio pensiero.
Perché lasciarsi prendere dall’invidia? Osserviamo con disgusto che un conoscente o amico è arrivato dove noi non siamo arrivati, ma perché noi ci abbiamo seriamente provato?
La nostra collega ha ricevuto tanti complimenti per un lavoro svolto alla perfezione, improvvisamente ci sentiamo sorpassati e non le parliamo più come prima, ma perché noi abbiamo fatto abbastanza per il nostro lavoro?
Giovanna o Francesco hanno ricevuto apprezzamenti per il talento dimostrato su una determinata passione, ma perché noi inseguiamo e valorizziamo la nostra?
"L’erba del vicino è sempre più verde”... affermazione tanto scontata quanto vera. Guardiamo gli altri e quello che di buono e bello raggiungono e non pensiamo al posto che occupiamo noi stessi in questo mondo e dove ci piacerebbe arrivare o restare. Se invidiamo qualcuno sarà forse perché anche noi vorremmo raggiungere degli obiettivi? Sarà forse perché non siamo pienamente soddisfatti della vita che conduciamo? Qual è il problema a riconoscerlo ed ammetterlo? Nessuno.
Anzi, bisognerebbe provare a porsi queste domande ogni volta che quel male solletica e punge con i suoi sintomi il nostro stomaco e la nostra bocca. È lì che lo collochiamo? Non so, ma immagino che si concentri in quelle zone del corpo e li torturi per bene con le sue spine.
Io penso che non esista persona più brava di un’altra se non nella misura in cui quella persona abbia fatto qualcosa in più per diventarlo. Tutti abbiamo ricchezze e potenzialità, chi in un settore chi in un altro. Il segreto sta nel concentrarsi su di esse e dar loro il giusto peso piuttosto che invidiare i traguardi degli altri. Anzi, quegli “altri” potrebbero essere esempio e stimolo per noi e non ostacolo da discreditare o calpestare.
Torniamo su noi stessi, ogni volta, sempre! Se avvertiamo equilibrio dove siamo, se non sentiamo il bisogno che l’altro ci dica “bravo perché sai fare questo", allora non possiamo invidiare chi raggiunge mete diverse dalle nostre. Piuttosto condividiamo la loro felicità perché con impegno e sacrificio ce l’hanno fatta. Se invece vediamo l’altro e i suoi successi con ostilità, forse è il caso di cominciare a riconoscere alcuni vuoti e a riempirli con ciò che ci piacerebbe fare, coltivare e raggiungere. Potremmo cominciare a credere di più in noi stessi e nei nostri sogni, rimboccarci le maniche, darci da fare, come rimedio e medicina esclusivi e a costo zero. E dirlo, perché no, condividere senza arroganza o prepotenza, c'è spazio per tutti. Potremmo cominciare ad imparare, studiare, a renderci disponibili al miglioramento affinché quella bravura e quella meta, diventino anche nostre.
Solo in questo modo quei riconoscimenti o semplici commenti di stima ci saranno anche per noi. A quel punto la gioia e la soddisfazione provate saranno immense, le assaporeremo e le vivremo allo stesso modo in cui le hanno assaporate e vissute le persone che stavamo tanto invidiando. E saremo stati in grado di trasformare quell'odio in gratitudine e piacere condiviso.

[ Maria Rosaria ]